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Mercoledì, 05 Febbraio 2020 11:47

Under 17 regionali - Da un granata all'altro, la crescita e le speranze di Davide Martino

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L'INTERVISTA - All'indomani del provino offertogli dal Torino andiamo a conoscere Davide Martino, protagonista con i suoi compagni di un'annata di livello, che fa del Vanchiglia la miglior difesa del girone e che, nonostante il leggero ritardo in classifica, lo vede ancora in piena corsa per la conquista del podio.
 


Una vita da portiere verrebbe da dire, parafrasando un famoso pezzo di Ligabue e difatti l'esperienza di Davide Martino nel mondo calcio è tutta incentrata sulla difesa di quei 7,32 x 2,44 metri, fin da quando iniziò la sua avventura nel Barcanova a 5 anni. Ben 8 le stagioni alla corte rossoblu, per poi vivere un biennio al Mercadante e finalmente, lo scorso anno, approdare ai regionali con la maglia del San Mauro. Sebbene l'esperienza sia stata resa ostica da un campionato giocato nelle retrovie della classifica, a gennaio arriva la chiamata del Vanchiglia, che propone uno scambio di portieri che i giallo blu accettano, con soddisfazione del nostro.

"Tanti anni al Barcanova sono stati importanti, in quel periodo ho anche vissuto un problema privato che mi ha segnato molto e aiutato a crescere come uomo. Ora son contento di essere al Vanchiglia, è un'ottima società dove ho trovato tanta preparazione, anche di fronte al mio ruolo, ci sono ottimi preparatori. Inoltre ho beneficiato dall'anno scorso della presenza di Manuele Granata, con cui questa stagione ci stiamo alternando molto. E' diventato un amico e la sua esperienza maturata anche negli anni al Torino mi ha aiutato. Al mio arrivo era chiaramente superiore a me ed è stato importante imparare tante cose da lui."

Hai scelto fin da subito quello che è forse il ruolo più particolare tra gli 11 in campo?
"Si, forse anche influenzato da mio padre, che ricopriva lo stesso ruolo, mi sono subito messo tra i pali. Credo ci voglia anche un certo tipo di carattere e personalità per fare l'estremo difensore. Poi le qualità le ho sempre avute, da piccolo mi chiamavano il piccolo Zoff! Anche se il mito con cui sono cresciuto è ovviamente Buffon".

Prima hai parlato di alternanza con Granata, non è più difficile crescere avendo meno continuità?
"Guarda penso la concorrenza possa essere un punto di forza, uno stimolo costante a migliorarsi. Imparare da un compagno che ti è superiore, come è successo a me quando sono arrivato, deve essere una occasione da sfruttare il meglio possibile, devi prenderla nella maniera giusta. Cerco sempre di essere molto umile e mettere tutto me stesso negli allenamenti e quando non gioco essere un supporto per chi è in campo incoraggiandolo. Quest'anno poi, volenti o nolenti, ci siamo dovuti scambiare per forza con Manuele: da agosto ad ottobre ho avuto la mononucleosi e quando sono tornato se la è presa lui! Ora in questo 2020 ci stiamo alternando abbastanza regolarmente, anche se alle volte, come questo weekend, capita che giocando con la Juniores venga tenuto a riposo."

Umiltà e voglia di imparare sono punti di forza, ma tra i pali come ti fai notare?
"Proprio tra i pali do il meglio, nella parata vera e propria. E credo di cavarmela anche nella gestione della difesa. Ma devo assolutamente migliorare il mio lato debole. Purtroppo ne ho uno, dove trovo maggiori difficoltà negli interventi e sto cercando di limare questo difetto."

Com'è stato il tuo primo approccio al professionismo?
"L'esperienza al Torino è stata meravigliosa, sto cercando quotidianamente di riportare nei miei allenamenti l'approccio che ho trovato lì. C'è una differenza lampante nel loro modo di gestire i portieri rispetto a quella di qualsiasi altra squadra che abbia visto, curano ogni minimo particolare, anche il più piccolo errore di posizione, di impostazione viene subito affrontato per correggerlo, mentre ai livelli a cui noi siamo abituati spesso non si ha questa cura per i dettagli. Inoltre mi ha colpito molto quanto lavoro facciano sull'insegnare a comandare la difesa. E' stato davvero illuminante."

La speranza ovviamente è di calcare certi palcoscenici.
"Si, il sogno è naturalmente quello di arrivare al professionismo. C'è chi dice sia già tardi a questa età, che bisognerebbe arrivare prima a vestire certe maglie e potrebbe anche essere, ma è giusto sperare sempre. E poi abbiamo qui al Vanchiglia un esempio fresco di come questa idea possa essere smentita: Kaly Sane è un ragazzo del 2001 e solo l'anno scorso è passato alla Juventus ed ora è titolare in Primavera. Più che altro quello che può rallentare noi giovani è la poca convinzione con la quale le grosse società puntano su di noi. Opportunità ce ne possono essere, ma prevalentemente nelle piccole realtà, mi pare che i club di prima fascia siano molto più attenti al guadagno attuale piuttosto che guardare in prospettiva, che si cerchi sempre il giocatore esperto e già formato. Forse alcuni campionati esteri offrono maggiori possibilità."

Il tema razzismo ultimamente è molto sentito, anche a questi livelli.
"L'anno scorso è successo un brutto fatto al San Mauro, con uno dei miei compagni che è stato attaccato con frasi razziste dagli spalti, un episodio che lo ha anche portato a rispondere a muso duro a quegli ignoranti. Il problema è che spesso chi tifa si dimentica che quelli che sta guardando sono ragazzi giovani, magari della stessa età del loro figlio che gioca da avversario, con anche le loro fragilità, che vengono feriti profondamente da certe cose. E' difficile rispondere a certi atteggiamenti, anche per le società. Il Vanchiglia per fortuna da questo punto di vista è una società pulita e io stesso ho la fortuna di avere un padre che seppur molto presente durante allenamenti e partite, si limita a guardare e a godersi l'incontro."

Speranze nell'immediato?
"Certamente disputare più partite possibili, anche con la Juniores. E cercare di dare il massimo per portare la squadra alla fase finale. Il girone è difficile, ci son tante ottime squadre e abbiamo qualche punto di ritardo, ma possiamo farcela ad arrivare tra le prime tre e giocarci così almeno lo spareggio."

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