REPORTAGE - 3° capitolo del nostro viaggio alla scoperta dei metodi di lavoro e della filosofia all'interno delle Scuole Calcio delle società storiche torinesi
Più di 300 bambini iscritti, tre gruppi per i 2006, quattro dei 2007, cinque 2008, tre 2009, quattro 2010 e tre 2011, grandi numeri per la società Lucento. Numeri importanti, che richiedono un elevato livello organizzativo che il responsabile Marco Isnardi, nostra guida mentre giriamo per i campi in un'atmosfera affollata, ma estremamente ordinata, ci aiuta a comprendere.
"Quando hai ha che fare con un contesto così ricco e variegato, la struttura societaria deve essere chiara e coordinata. Al mio fianco ho un Direttore Tecnico di esperienza come Umberto Santoro, ex giocatore e allenatore della prima squadra del Lucento, col quale avevo già collaborato in un ambiente importante come quello della J Stars. Se il mio compito è principalmente organizzativo-gestionale, a lui spettano i compiti di monitoraggio, supporto e formazione degli istruttori che seguono sul campo i bambini e i ragazzi. Qui al Lucento c'è un mix di professionalità e passione, con tanti allenatori patentati e altri che si mettono a seguire i giocatori compiendo un percorso formativo sul campo, recependo le linee guida societarie tramite appunto un dirigente preparato e patentato Uefa B come Santoro. Ogni squadra ha almeno un tecnico, mentre i Primi Calci si avvalgono anche di un coordinatore tecnico di supporto, visti i grandi numeri di iscritti che abbiamo. Il confronto e la fiducia sono importanti all'interno del contesto lavorativo e i tecnici godono di una certa libertà nella scelta dei metodi di allenamento, atti ovviamente al raggiungimento di obbiettivi prefissati. L'importante è che tutti sappiano e rispettino il loro ruolo all'interno del club".
Questo è il tuo primo anno in società, che ambiente hai trovato?
Credo non ci siano molte società che hanno una conduzione familiare come il Lucento. Questo è importante perché ciò si riflette a vari livelli nel rapporto con le persone. Siamo molto attenti a questo aspetto, perché i nuclei familiari sono una risorsa, sono la prima agenzia formativa educativa del bambino e dobbiamo avere un confronto diretto e continuo con loro. In un anno abbiamo almeno tre incontri (inizio stagione, metà e fine anno), dove non discutiamo di questioni di natura tecnica, ma sugli atteggiamenti che teniamo nei confronti della formazione del bambino. Spesso molti genitori e figli sono alla prima esperienza agonistica in una società, quindi sta a noi introdurli nella maniera giusta in questo mondo, spiegando i codici comportamentali basilari per vivere nella maniera più salutare possibile il contesto sportivo. E' importante in quest'ottica il ruolo di Salvatore Sforza, coordinatore dei dirigenti accompagnatori che si rapportano con le famiglie. Uno dei marchi di fabbrica del Lucento sono le direttive comportamentali e una cosa che ci rende orgogliosi è il senso di integrazione che si vive qui. Una società come questa, situata in zone periferiche, ha sempre avuto a che fare con l'immigrazione e sapere di evitare ogni tipo di discriminazione, anche tra le stesse famiglie che si incontrano, è un vanto. Il rispetto sul campo e i concetti di fair-play vanno insegnati, ma per quanto riguarda accoglienza e integrazione non si fa alcun lavoro, perché in un club come questo, che li ha nel DNA, sono processi che avvengono naturalmente.
Da un punto di vista tecnico come vi ponete?
Il nostro secondo marchio di fabbrica sono le direttive di carattere tecnico, incentrate sul raggiungimento dell'obbiettivo primario, che è quello di padroneggiare il controllo del pallone attraverso il lavoro di ricezione e trasmissione. Il nostro lavoro è suddiviso in cicli di un mese e mezzo l'uno: partono generalmente a metà settembre, quando il gruppo è completo e tengono conto delle varie pause durante l'anno, ad esempio il periodo di natale. Ogni ciclo poi ha degli obbiettivi secondari da raggiungere ed ogni allenatore, tenendo conto ovviamente delle direttive generali del Direttore Tecnico, è lasciato libero di raggiungere gli obbiettivi prefissati nel modo che ritiene più consono. Alla base naturalmente c'è il rapporto di fiducia che abbiamo con loro e il buon senso deve essere un punto cardine degli allenamenti. Credo che nel calcio dilettantistico sia utopico pensare di poter imporre a istruttori e bambini delle linee guida universali che vadano bene per tutti, senza tener conto delle peculiarità di ogni gruppo. Preferiamo adottare un sistema fluido, che lasci margini di manovra ai tecnici perché scelgano i metodi lavorativi più adatti ai ragazzi che seguono, senza che vengano caricati in maniera eccessiva. A livello tecnico, una cosa che ci riempie d'orgoglio è il lavoro che svolgiamo coi portieri. A livello coordinativo è essenziale la figura di Claudio Frasca, preparatore dei portieri dai Primi Calci alla Prima Squadra, che detta le linee guida da seguire per le varie fasce di età. Ognuna di esse ha il loro preparatore e chi decide di percorrere questa strada sa che ad ogni allenamento giornaliero i tecnici sono presenti. Ai bambini è lasciata la libertà di decidere se cimentarsi tra i pali, tutti possono provare e poi decidere se continuare o tornare a svolgere ruoli di movimento, senza dimenticare che anche durante la parentesi da estremo difensore continuano gli allenamenti col resto della squadra, di modo che non corrono il pericolo di rimanere indietro.
Ormai le società non hanno solo il compito di formare il giocatore, ma fungono anche da significativo faro educativo. Sei d'accordo?
Si, possiamo dire di avere un compito molto importante da questo punto di vista. Anzitutto dobbiamo portare il bambino a sviluppare senso di appartenenza, e per far questo è vitale il ruolo dei dirigenti, che devono lasciare i mister liberi di svolgere i compiti di allenamento, occupandosi della parte mentale del processo. In campo, prima e dopo ogni allenamento devono parlare ai piccoli e aiutarli a sviluppare lo spirito di gruppo e a recepire i concetti di intensità e grinta da metter in campo durante le partite. Inoltre spesso i bambini vengono qui senza prima essersi sfogati fisicamente. Il calcio di strada ormai non c'è più e passare la giornata dalle mura scolastiche alle mura di casa, fa si che per molti venire agli allenamenti sia l'unico momento di attività fisica, quindi dobbiamo cercare di gestirli al meglio e questo fa si che diventiamo delle figure di riferimento per loro. Per questo dobbiamo cercare di integrare al meglio i genitori all'interno del sistema. E' un lavoro importante, che con la giusta organizzazione riusciamo a portare a termine. Ed è anche per questo che fino ai pulcini effettuiamo due allenamenti a settimana, così che abbiano la possibilità durante la settimana di poter svolgere anche altre attività.