Lunedì, 29 Aprile 2024

…Spaccagli le GAMBE…

Domenica mattina, di buon ora, mi alzo per andare a vedere una partita di ragazzini alla periferia ovest di Torino tra due squadre, per così dire, di due quartieri vicini e rivali. Si affronteranno in una lotta serrata. La notizia l’avevo avuto il giorno prima da “voci” che mi erano giunte da fonti segretissime del quartiere. Una specie di “disfida di Barletta” in quanto c’è una rivalità tra i due quartieri, e allora i ragazzini se la contendono con una sana partita di calcio.

Dopo avermi preso gli accidenti di mia moglie: <<Ma dove vai a quest’ora della Domenica?>>, preso due  tazze di caffè e fumato almeno cinque sigarette di prima mattina, mi avvio verso il campo destinato al “Derby” di quartiere.

La giornata era ideale, tiepida e con un sole a sprazzi che scaldava quel tanto basta per giocare una partita di pallone. Arrivo sul posto e riconosco subito il terreno di gioco, un vero campo non coltivato con sprazzi di verde e molta terra, ma con le porte regolamentari di ferro arrugginito piantate nel terreno. Insomma un campo di calcio abbandonato come ce ne sono tanti nelle nostre periferie, dove le amministrazioni comunali se ne infischiano di curarli alla faccia del “facciamo giocare per strada i nostri figli”, tanto saranno costretti a portare i bambini nelle scuole calcio con tanto di esborso di denaro per vederli giocare.

L’unica cosa che non va, è che il campo dove si giocherà confina con un vero campo di calcio, di una società calcistica, dove si stanno giocando partite “ufficiali” della categoria Esordienti, confine delimitato da una rete oscurata per non far vedere ai Papà “portoghesi” che sono costretti a sborsare 5 Euro per vedere dieci minuti di partita del proprio figlio. Il calcio è un bene prezioso e quindi bisogna pagare per vederlo. Su per giù dicono così.

 

 

I ragazzini, di età mista dai dieci ai tredici anni, li vedo che arrivano alla spicciolata, chi è già vestito con pantaloncini e maglietta, chi ha una borsa con il cambio, chi ha la maglietta della Juve con la scritta Dybala (regalo di qualche papà tifoso) e tuttavia tutti pronti a giocarsi la partita fino all’ultimo. Dopo circa mezz’ora ci sono tutti, due palloni disponibili, capitani al centro del campo che si giocano il campo, senza monetina ma con i numeri buttati con le mani. Non è previsto riscaldamento. Qualcuno dice che per mezzogiorno deve andare via, qualche altro si sistema le scarpe. Tutti pronti. Io mi siedo su una panchina, come sempre unico spettatore, che mi fa vedere il campo e la stradina dove invece passano i genitori con i borsoni e figli che vanno al campo vero a disputare la partita tutti con le tute di rappresentanza. Pazienza non tutti sono perfetti. Prendo il taccuino e la penna per segnarmi le fasi salienti della partita. Per semplicità divido le due squadre in A e B.

 

Si parte. La squadra B appare molto più pimpante, fluida, un buon centrocampo, ha le fasce velocissime e non passano cinque minuti che già si porta in vantaggio con un bel diagonale di Riki da fuori area (ipotetica) che infila il portiere avversario. Una lotta serrata a centrocampo e molti falli che spezzettano la partita, ma è sempre la B che ha il sopravvento e nel giro di pochi minuti raddoppia con Edo che raccoglie ai cinque metri un filtrante dalla sinistra e con un tiro violentissimo insacca sulla destra della porta. Felicità e disperazione accompagnano i minuti iniziali. Nel frattempo dietro di me sento le “urla” dei genitori nel campo dove si gioca la partita ufficiale. Urla di gol, di incitamento e qualche parolaccia. Ma io continuo la cronaca della mia partita. Dopo la terza rete segnata sempre da Riki della B il migliore in campo (non sfigurerebbe se giocasse dall’altra parte), la squadra A cerca di accorciare le distanze con cambi di posizione, e dopo qualche minuto ci riesce con il suo centravanti Paolo che sta fermo nell’area avversaria, prendendo un pallone con il ginocchio che gli fa fare una traiettoria che infila il portiere. 3 a 1 per la B. Nel frattempo dall’altra parte le “urla” aumentano, si infittiscono le imprecazioni: <<Ma che cazzo fai arbitro!!>> meno male che qui la partita è auto arbitrata.

 

La partita si trascina per altri venti minuti con ribaltamenti di gioco da una e dall’altra parte, ma è sempre la squadra B a essere quella maggiormente padrona del campo e del gioco. Ad un certo punto si accende una “rissa” per un fallo subito da un giocatore della squadra A: spintoni e qualche calcetto ma poi tutto si rimette a posto come solo i bambini di “strada” sanno fare. Punizione che viene tirata direttamente in porta e porta sul 3 a 2 la squadra A.

Una partita combattuta non c’è che dire. Ma è sempre la B ad essere pericolosa, ci prova due volte ma il portiere riesce a pararla o deviarla. Nel frattempo si sono fatte le undici, si gioca da quasi un’ora e dall’altra parte, il campo “ufficiale”, inizia una’altra partita. Altre “urla” questa volte più forti che mi rimbombano dentro come pugnalate. Che differenza con la mia partita.

Nel frattempo la B sfiora il gol diverse volte, il solito Riki ed il compagno di centrocampo Niko sono pericolosissimi. La pressione della squadra A aumenta per agguantare il pareggio, ci prova, ma il centrocampo avversario è ben messo e dà poco scampo. Fino a quando, grazie a un rinvio sbagliato, il centrocampo della A riesce ad impossessarsi del pallone e con un lancio lungo raggiunge Davide (quello che ha la maglia di Dybala) che correndo sulla destra riesce a prendere il pallone tirando direttamente in porta. La palla violentissima passa tra le gambe del portiere. E’ il pareggio 3 a 3! Urla di gioia e abbracci tra i compagni accompagnano il gol del pari. La felicità di un gol di “strada” non ha prezzo, vale più di tutte le partite di campionato ufficiali, perché genuino e frutto della propria capacità e fantasia di esprimersi, senza allenatori e soprattutto genitori che ti urlano dietro.

 

La partita è oramai agli sgoccioli, qualcuno è già andato via, si gioca da quasi un’ora e mezza e si trascina stancante sul pareggio, felici e contenti e soprattutto senza nessun vincitore come giusto che sia. Mi preparo per “intervistare” i capitani delle due squadre.

Al di là della rete le imprecazioni si sprecano. Ad un certo punto sento distintamente un urlo provenire dagli spalti come un pugno in faccia: <<ma spaccagli le gambe a quello li>>.

 

Io come tutti voi amo questo sport e tante volte ho denunciato i comportamenti dei genitori, e sono sicuro che anche voi avrete sentito qualcuno che dagli spalti dice così. Dico: Ma è possibile? Non cambierà mai questo mondo del calcio dei ragazzini, almeno fino a quando ci saranno queste esasperazioni. Scuoto la testa, e mentre vado a “intervistare” i capitani delle due squadre sento che si accende una rissa nelle gradinate. Evidentemente il Papà a cui al figlio dovevano spaccare le gambe, avrà spaccato la faccia al papà che lo ha detto. Bell’esempio davanti ai quei bambini. Bravi!

Capitano Davide squadra A: <<Ci siamo riusciti a pareggiare e potevamo anche vincere. Va bene lo stesso. Vinceremo la prossima partita>>.

Capitano Riki squadra B: <<Noi siamo più forti, lo sanno. Ci siamo mangiati tanti gol. Poi il nostro portiere ha fatto la papera e li ha fatti pareggiare>>.

Se ne vanno via, con il sorriso felice stampato in faccia, abbracciati e amici più di prima. Sicuramente si ritroveranno tutti insieme a giocare un’altra volta. Da loro nelle partite “le gambe non si spaccano” perché giocano al pallone. Buona Pasqua a tutti!

 

La Redazione (AM)                 

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