Lunedì, 06 Maggio 2024
Venerdì, 26 Ottobre 2018 09:12

A proposito di Fair Play: Pippo Giuffrida

Scritto da Antonino Mirone

LA STORIA - Il ricordo di uno straordinario gesto di sportività dell’attuale direttore generale del San Giorgio Torino, due anni fa quando era allenatore degli Esordienti del SanMauro


Per parlare di Filippo Giuffrida, in arte “Pippo”, lo spazio non basta mai. Uomo di calcio d’altri tempi, quando questo sport si giocava e si vedeva in bianco e nero e si poteva discutere solo sulle immagini disponibili. Non c’erano la moviola e la possibilità di rivedere un’azione, toccava agli sguardi fulminei e pronti a memorizzare.

Dietro i suoi occhiali si nascondono due occhi vivi e lucidi, che sanno cogliere e apprezzare il gesto tecnico e insegnare la posizione in campo ai suoi ragazzi. Il sorriso sempre disponibile, la sua grande capacità di ascoltare e la sua serenità riescono a trasmettere al ragazzo o al bambino ciò che lui vuole durante un allenamento o una partita. Persona conosciuta e apprezzata in tutta Torino e provincia per le sue qualità tecniche, la sua preparazione nel mondo del calcio in particolare quello della Scuola calcio, le sue doti di allenatore e istruttore, il suo enorme bagaglio di esperienza ma soprattutto per la sua umanità, una qualità che da sempre lo ha contraddistinto nella “massa” di esperti di calcio e di “allenatori” che affollano questo prezioso sport che ha fatto e fa sognare i nostri ragazzi.

Un know how costruito in tanti anni con esperienze di allenatore e di responsabile di Settore giovanile e Scuola calcio che va dall’Atletico Torino fino al SanMaurocalcio, passando dal Pozzomaina. Attualmente è il direttore generale del San Giorgio Torino, dove si può apprezzare quel sorriso beffardo di rivincite su se stesso, quella consapevolezza che i suoi ragazzi lo seguono come una evangelizzazione calcistica espressa sul terreno di gioco ogni domenica.

Persona schiva, mai una parola sopra le righe, pacato e grande conoscitore oltre che di calcio giovanile anche del genere umano. Uno che il calcio lo vive e lo vede ancora senza quelle ossessioni ed esasperazioni di oggi che stanno rovinando questo meraviglioso sport, con quel distacco e disincanto tutto siciliano e catanese da cui trae origini come me. Parlare di calcio con lui è come tuffarsi indietro di cinquant’anni, come ne parlavano nelle loro famose interviste in un tavolo di osteria, con una bottiglia di barbera e una nuvola di fumo di sigari e sigarette, Nereo Rocco, allenatore del grande Milan negli anni sessanta, e il più celebre tra i giornalisti sportivi, Gianni Brera. Pacatamente, senza ossessioni e magari centellinando le doti tecniche di un giocatore o distillando una quantità industriale di consigli su come gestire un contropiede o come controllare un pallone nel cerchio del centrocampo. Commentare i gesti tecnici di un ragazzo o di un bambino durante la partita, con quella voce roca e lenta, assume un momento di estasi calcistica unica nella sua minuziosa descrizione e capacità di analisi .

Con me lo accomuna, oltre che la sua preziosa amicizia, quella sana passione ma sempre pacata di essere tifoso del Catania. La squadra delle sue origini, della sua terra e della mia terra: è un piacere parlare e dissertare del grande Catania di Vavassori, Fogli, Bonfanti, Cinesigno o degli attuali giocatori e del Catania di oggi con la speranza di rivederlo tra le grandi del calcio. O piuttosto ricordare la più celebre frase del 90° minuto, “clamoroso al Cibali” ancora oggi in uso nel calcio per un risultato fuori dalla norma. È come vivere in una foto in bianco e nero, discutere se c’era o no il calcio di rigore che diventa un trattato semantico di calcio e di vita, sempre con voce tranquilla parlare di un gol “mangiato” è un atto di sopravvivenza sportiva che ad altri è negato.

Non l’ho mai sentito urlare né in campo né fuori, mai una parola fuori posto. In una partita, se non è in campo a guidare i suoi ragazzi, lo si può notare sempre in disparte a gustarsi da solo come per un piacere del tutto personale quei bambini, quei ragazzi, magari qualcuno passato sotto la sua scuola ed ora in qualche squadra professionistica, il pallone che gira e vedere il “regista” che aggiusta millimetricamente una palla che il centravanti segna amabilmente. La sua gioia del calcio e la sua passione per questo sport la vive dentro e condividerla con lui è proprio un regalo che questo sport ti possa concedere.

I suoi segni lasciati sui terreni di gioco? Uno su tutti: Due anni fa circa Pippo, che guidava gli Esordienti 2004 del SanMauro, andò a giocare una gara di campionato a Volpiano con i suoi ragazzi. Durante il primo tempo in uno scontro due giocatori si fanno male e prontamente un giocatore del Volpiano mette fuori la palla per far entrare i dirigenti delle rispettive squadre per le cure del caso. Alla ripresa del gioco un giocatore del SanMauro nel rispetto della correttezza, (come spesso purtroppo non accade) ridà la palla al portiere di casa, ma sfortunatamente per un rimbalzo strano sul terreno di gioco il pallone schizza tra le mani dello sfortunato estremo difensore e si insacca in rete tra l’incredulità dei tifosi e dello stesso portiere. Fu come un attimo di sospensione della partita, nessuno poteva credere a ciò che era accaduto, la beffa che il gol era valido anche per l’arbitro. Ecco allora che, alla ripresa del gioco, Pippo Giuffrida dà ordine ai suoi giocatori di prendere la palla e tirarla nella propria porta, facendo un autogol per annullare quel vantaggio non dovuto e riportare in parità la partita, come lo era prima dell’interruzione. Ragazzi che ubbidiscono subito e così succede tra l’incredulità generale. Forse è solo grazie ai robusti pali di cemento che sorreggono le tribune dello stadio del Volpiano, che le gradinate non sono venuti giù per gli applausi e le grida di tutti i presenti, tifosi, genitori, tecnici, avversari, giornalisti e quanti hanno avuto l’onore di apprezzare un gesto sportivo più unico che raro. Fu un evento collettivo di vero e sano Fair Play, vissuto alla fine con la piena soddisfazione di aver assistito a un gesto che rimarrà per sempre come insegnamento di vita e di sport. La partita poi la vinse lo stesso ma giocandosela.

Questo e altro è Filippo (Pippo) Giuffrida.

Ultima modifica il Venerdì, 26 Ottobre 2018 11:28

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