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Giovedì, 27 Giugno 2019 17:44

Nicola Lomanto si confessa: “Ho sbagliato ed è giusto che paghi, ma io non sono quella persona lì. E voglio tutelare i ragazzi, vanno assolti tutti”

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INTERVISTA - Parla l’allenatore della Juniores dell’Alfieri Asti, condannato a 2 anni e 8 mesi di squalifica per illecito sportivo nella partita con la Santostefanese: “Chiedo scusa ai miei giocatori, io e la società li abbiamo coinvolti in una cosa più grande di loro. Accetto la mia squalifica, ma questa storia non mi rappresenta”


“Ho sbagliato ed è giusto che paghi. Ma ci sono alcune cose da puntualizzare”. Nicola Lomanto era l’allenatore della Juniores dell’Alfieri Asti in occasione del 2-2 “combinato” con la Santostefanese il 21 aprile 2018, la partita che ha portato all’inchiesta del Tribunale Federale e alle lunghe squalifiche comminate dal Giudice sportivo per illecito sportivo.

Lomanto è stato squalificato per 2 anni e 8 mesi, con pena ridotta per aver collaborato alle indagini. Mister, ci va del coraggio per metterci la faccia in un’intervista.

“Prima di tutto voglio chiedere scusa a tutti i ragazzi che sono stati coinvolti da me in questa, diciamo così, grande cavolata. Non ho avuto subito la capacità di capire la gravità di quanto stavamo facendo, purtroppo è successo e mi prendo le mie responsabilità. Ma non ci sto a questa ricostruzione dei fatti per cui tutti noi cattivi stiamo da una parte e gli altri sono buoni samaritani”.

Ti riferisci a chi ha denunciato l’illecito?

“Il problema non è la denuncia fatta da Nicolò Conti, o meglio da Crispoltoni, ma come e perché è stata fatta. Il problema è che i compagni di squadra, amici con cui il ragazzo usciva e andava in vacanza, non sono stati nemmeno avvertiti della sua decisione, per quanto giusta fosse: in questo si sono sentiti traditi. E ognuno aveva le sue ragioni personali di risentimento, Conti perché voleva lo svincolo, Crispoltoni perché era stato da poco mandato via dalla società. Questo per dire che io sono colpevole e la società è colpevole, ma loro non sono i paladini dell’etica”.

Rimane il fatto che loro hanno denunciato e gli altri no…

“Ripeto, non parlo per negare la mia colpevolezza”.

Raccontaci allora come sono andate le cose dal tuo punto di vista.

“Ho incontrato il presidente il giorno prima della partita, mi ha detto che mi stava cercando per parlarmi. Mi ha chiesto come eravamo messi, io ho risposto che avevamo qualche defezione ma ci tenevamo ad arrivare terzi. Allora mi ha detto che gli avevano chiesto un favore, che la Santostefanese si giocava la salvezza e, insomma, mi ha detto di non andare a fargli la guerra in campo, che un pareggio andava bene”.

Come l’hai presa?

“Mi sono fatto mille pensieri, anche andando al campo il giorno della partita non sapevo cosa fare. Lì ho incontrato l’allenatore della Santostefanese (Domenico Madeo, condannato a 4 anni di squalifica, ndr) che mi ha chiesto se ero a conoscenza di tutto. Non sapevo cosa c’era sotto e purtroppo, si sa, non siamo i primi ad essere coinvolti in una situazione del genere. Comunque, la parte più brutta è stata dirlo ai ragazzi: qualcuno ha protestato, ad altri non fregava niente. Ho specificato in modo chiaro che chi non era d’accordo doveva dirlo e sarebbe stato tolto dalla distinta, senza problemi, ma nessuno si è tirato indietro. Lo capisco, li ho messi di fronte a una scelta più grande di loro…”

E la partita com’è andata?

“Ritmi bassi, da fine stagione, soprattutto nel finale. Ma chi ha visto la partita non si è accorto di nulla”.

I giocatori della Santostefanese sono stati assolti perché non è dimostrato che fossero a conoscenza della combine. Secondo te lo sapevano?

“Mi sembrerebbe strano il contrario, visto che una volta raggiunto il 2-2 hanno smesso di giocare. Anche nella famosa riunione che è stata registrata, si diceva che ne erano a conoscenza. Comunque, i miei ragazzi sono stati puniti e gli altri, nonostante abbiano beneficiato del risultato, non hanno avuto neanche una giornata di squalifica. Questo non è giusto, ma non nel senso che vanno puniti tutti: i ragazzi sono stati vittime di questa situazione, tutti quanti, e non è giusto che siano loro a pagare”.

All’indagine hai collaborato.

“Sì, fin da subito, ho scelto questa linea con l’avvocato Gatti. Il mio unico pensiero, anche di fronte ai procuratori federali, è stato quello di difendere i miei giocatori: a 17 anni fai quello che ti dice il tuo capo, anche se è sbagliato come quello che gli ho chiesto di fare io”.

Adesso ti aspettano due anni e otto mesi di squalifica. Cosa farai?

“Collaborerò con la società da esterno. Il calcio è la mia passione, il mio hobby, in 12 anni ho fatto tante cose buone, non mi va di passare per quello che si vende le partite, o meglio che le regala visto che di soldi non ha mai parlato nessuno. Ho sbagliato, sono stato punito e pagherò, senza fare nessun ricorso. Ma io sono un’altra persona e voglio rimanere in questo mondo per dimostrarlo”.

 

CRISPOLTONI: "NON MI HANNO MANDATO VIA, MI SONO DIMESSO"

Marcello Crispoltoni interviene nella vicenda solo per chiarire un punto: "Dall'Alfieri Asti mi sono dimesso, non mi hanno mandato via. Ci tengo a chiarirlo in seguito alle dichiarazioni del signor Lomanto, per ribadire che non ero mosso da alcun risentimento personale. Di più non voglio dire e, dopo lunga riflessione, ho deciso di non entrare nel merito di questa vicenda, su cui c'è una sentenza che si è espressa in modo molto chiaro".

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