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Giovedì, 15 Gennaio 2015 11:59

Nata Basile: "Voglio insegnare calcio, ordine e disciplina sono fondamentali"

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INTERVISTA - L'allenatore della Junior Biellese ci racconta di come sia iniziata la sua passione per allenare, quali sono i valori che trasmette ai suoi ragazzi e quanto sia importante per lui allenare nella sua Biella

 

Come è iniziata la tua carriera da allenatore?
Ho iniziato un po’ per caso, o meglio, per amicizia - un valore in cui credo molto. Un amico mi chiese di dargli un mano con un gruppo di Esordienti al FC Vigliano perché erano senza allenatore, io accettai ma solo per coprire il momento di difficoltà, gli dissi che poi a giugno avrei lasciato.

Poi cosa è successo?
E’ successo che a fine anno si fece avanti la Cossatese tramite il responsabile del settore giovanile, il signor Buranello. Con il suo staff decisero di chiamarmi perché era piaciuto il modo in cui lavoravo e mi proposero gli Esordienti ’95. 

E tu hai accettato subito?
Direi di sì, ci ho pensato un attimo ma sapevo che avrei accettato. 

Quindi hai cambiato idea in fretta?
Lavorare con i ragazzi del Vigliano mi aveva aperto un mondo nonostante l’annata piuttosto difficile. Ho voluto mettermi in gioco. In teoria alla Cossatese ci sarebbero dovuti essere due gruppi, poi in pratica ne fecero solo uno ed io mi trovai ad allenare con un altro mister che aveva molta esperienza. E sono contento di questo perché penso che non si debbano bruciare le tappe, anzi, si deve fare tutto con calma ed affiancare qualcuno che allena da anni penso che sia il modo corretto per iniziare.  

Quando giocavi non ti sentivi che un giorno avresti allenato?
No, anche perché alla fine non ho mai giocato ad altissimo livello. Ho sempre giocato solo per divertimento, però sentivo di avere qualcosa dentro che doveva essere sviluppata. Avevo qualcosa da dare nel calcio ed ho scoperto più avanti che non lo avrei fatto da giocatore.

Hai mai pensato di smettere con il calcio?
Si. Ho avuto dei problemi quando giocavo e sono stato costretto ad interrompere. Poi però ho voluto riprendere per me stesso, volevo reagire e tornare quello di sempre. Nel 2012 la stessa malattia è tornata quando già allenavo a Biella e la società si è comportata davvero molto bene. Luca De Bernardi - che al tempo allenava gli Allievi - mi disse che non potevo stare fermo e mi chiese di andare con lui per finire l’anno, perché la mia squadra - i Giovanissimi sperimentali - la affidarono ad un altro allenatore.   

E dopo?
Ho ripreso con gli Esordienti, lo stesso gruppo che alleno ancora oggi. 

Ora da allenatore stai dimostrando di essere bravo e competente, quali sono i tuoi obiettivi?
Ho immensa passione per quello che faccio. Non seguo il calcio professionistico perché mi interessa meno, mentre penso che il calcio giovanile sia un’altra cosa. Io devo dare qualcosa a questi ragazzi perché loro a me danno tutto, lasciano tutto quello che hanno sul campo. Per rispondere alla tua domanda, ora non me la sento di dire cosa farò il prossimo anno o nel futuro, io devo fare il possibile per i miei ragazzi che  inseguono un sogno ed io devo fare di tutto per aiutarli a raggiungerlo. Sarebbe bello vincere un titolo, non ti dico il contrario, ma prima di tutto devo fare il mio compito da allenatore da settore giovanile. Ti faccio un esempio: se non vinco il titolo ma due miei ragazzi vanno tra i professionisti, io il titolo l’ho vinto.

Biella è la tua città, giusto?
Si, nato e cresciuto a Biella.

Cosa si prova ad allenare nella propria città?
Allenare qui per me vale di più. Ai miei ragazzi dico sempre che Biella ha 50.000 abitanti e che il mister dei Giovanissimi fascia B sono io mentre i giocatori sono loro. E’ la nostra città e dobbiamo sentirla nostra. Allenare e giocare nella città in cui sei nato e cresciuto penso che sia meraviglioso. Dobbiamo apprezzare le cose che abbiamo ed io sono orgoglioso di allenare a Biella. 

E con i tuoi 2001 come ti trovi?
Questo è il terzo anno. Ho un gruppo straordinario composto da ragazzi intelligenti che hanno capito come sono fatto e quello che voglio. Siamo in totale sintonia, anche con il mio staff.

Quali sono i vostri obiettivi da gruppo?
Io voglio insegnare calcio. E se giochi a calcio, costruisci. In base a quello che costruisci i risultati arrivano. Abbiamo imparato ad essere determinati, siamo in 22 e non esistono riserve. Attraverso il gioco ed il lavoro siamo cresciuti tantissimo.

Ti piacerebbe un giorno allenare la prima squadra della Biellese?
Non sono un allenatore da prima squadra, sono troppo giovane. Io so che posso dare qualcosa in queste categorie, i Giovanissimi sono la mia dimensione.

Se non sbaglio, una società importante si è fatta avanti. Puoi confermarlo?
Mi sento di dover qualcosa a questa società e per questo non la tradirei mai. A fine stagione si valuterà insieme alla dirigenza ogni situazione. Per me la priorità ce l’ha la Biellese, detto ciò si può parlare di tante cose. Io sposo il progetto, non sposo la categoria. So che a Biella si lavora bene, l’allenatore della prima squadra ha competenze incredibili e lui viene al campo per seguire l’allenamento. C’è un’idea societaria di fondo. Anche se la chiamata dovesse essere davvero arrivata, sarebbe difficile dire di sì.

Sembri un allenatore pieno di ottimi principi. Quali valori insegni ai tuoi ragazzi?
L’ordine e la disciplina. Anche il rispetto, sono tre cose molto importanti. Gli orari, l’ordine nello spogliatoio ed altre cose. Ad un convegno a Genova incontrai il grande Boskov quando allenava la Samp e lui disse una frase che non dimenticherò mai: “Senza disciplina, non c’è calcio”. Questa frase la porto con me. 

Parlando della nostra realtà, cosa pensi del calcio giovanile piemontese?
Credo che in Piemonte si stia lavorando bene. Guardo i ragazzi, gli allenatori e le società a livello dilettantistico e penso che stiamo facendo un percorso giusto, stiamo crescendo. Gli allenatori sono quasi tutti preparati, è difficile trovare squadre che giochino male al calcio. Vedo che gli allenatori lavorano per il settore giovanile e questo mi piace molto.

 

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