Lunedì, 29 Aprile 2024

Individual Soccer School nel mondo: dopo Francia e Repubblica Ceca, aperto un centro di formazione in Romania. E ora Austria, Stati Uniti ed Emirati Arabi…

INTERVISTE - Giordano Piras ed Enzo Friso spiegano: «Siamo entusiasti di portare all’estero il nostro metodo di lavoro, perché notiamo un interesse e una partecipazione maggiore di quanto riscontriamo in Italia. Qui si sottovaluta la tecnica individuale, le conseguenze le vediamo anche in Nazionale…»


La scorsa settimana Giordano Piras ed Enzo Friso, fondatori e responsabili dell’Individual Soccer School, hanno passato quattro giorni a Bucarest, per fare un corso di formazione con 10 istruttori locali che gestiranno la nuova sede dell’ISS nella capitale della Romania. «Non è solo questione di aprire una nuova filiale - spiegano - del nostro centro di formazione sulla tecnica individuale, non sarebbe una novità e non è quello che ci interessa. Siamo entusiasti, invece, di portare all’estero il nostro metodo di lavoro, perché notiamo un interesse e una partecipazione maggiore di quanto riscontriamo in Italia».

Ma come è nata la possibilità di esportare ISS in Romania? «Un nostro ex allievo rumeno, che era in Italia con la famiglia, è tornato a vivere a Bucarest e allena nell’accademia di una società di serie A. È lui che ha organizzato questo stage e che gestirà l’accademia, in una struttura davvero all’avanguardia, organizzando allenamenti individuali esattamente come facciamo a Pianezza e nelle nostre altre sedi in Italia e all’estero. Sono state giornate molto ricche e interessanti, viaggiare e conoscere realtà diverse arricchisce il nostro bagaglio di conoscenze: per esempio, in Romania i genitori non pagano il biglietto, ma la terna arbitrale, che c’è in tutte le partite fin dalla scuola calcio. Gli istruttori con cui abbiamo lavorato, una decina in tutto di cui due collaborano anche con la Federazione, sono molto preparati a livello teorico, ma dimostrano un forte desiderio di imparare e di crescere. Le sedute di allenamento e le discussioni alla fine erano sempre molto accese, e dal giorno dopo ci stanno mandando video di esercitazioni. Anche i genitori dei bambini coinvolti erano entusiasti, non avevano mai visto niente del genere».

Quello rumeno sarà il terzo punto “fisso” di ISS all’estero, dopo quelli di Brno, in Repubblica Ceca, e Quimper, in Bretagna: «La dinamica di apertura sono simili, nostri ex allievi che vivono lì ci hanno chiesto di aprire un centro di formazione ISS. In Francia partecipa una quarantina di ragazzi, non di più perché la vera difficoltà che incontriamo è trovare istruttori all’altezza e prepararli secondo il nostro metodo».

Romania, Repubblica Ceca, Francia ma non solo. «La prossima sede, è una questione di giorni, aprirà a Innsbruck. Lì è facile perché alcuni nostri istruttori del centro ISS di Varna, a Bressanone, studiano all’università in Austria, per loro è più comodo allenare direttamente lì».

E non è finita qui, perché la diffusione del metodo ISS non si limita ai confini europei. «Abbiamo fatto per tanti anni dei campus in Australia, duravano un paio di mesi, ogni settimana in una zona diversa, ma purtroppo il Covid ha bloccato tutto e non siamo più partiti. La prossima apertura, però, sarà negli Stati Uniti, precisamente a Nashville, in Tennessee. Qui il contatto è un papà americano che si era trasferito con la famiglia in Lombardia, per lavoro: il figlio ha frequentato i nostri corsi, lui ci ha messo in contatto con un importante personaggio del mondo sportivo con il quale abbiamo definito quasi tutto. E ci hanno chiesto informazioni anche dagli Emirati Arabi. La carne al fuoco è tanta, vedremo».

Ma come mai questa attenzione “mondiale” per l’Individual Soccer School? La risposta, ancora una volta, a Giordano Piras ed Enzo Friso: «Noi ci concentriamo sulla tecnica, per creare giocatori che abbiano una conoscenza profonda dei fondamentali: il resto si forma con il tempo, su quella base imprescindibile. Lo dice Maurizio Viscidi, responsabile delle nazionali giovanili, lo dicono Capello, Gasperini e tanti altri, ma qui in Italia si continua a fare selezione sugli aspetti fisici e strutturali, e la parte tattica rimane preponderante. Guarda, per esempio, che percorso lungo ha dovuto fare Alessandro Bianco per sfondare: scartato dal Toro, è dovuto ripartire dai dilettanti e quest’anno è tra i migliori centrocampisti della serie B… Eppure la scuola italiana, quella tecnica, attira in tutto il mondo, dall'estero abbiamo una richiesta continua. Qui da noi sono i privati che vogliono puntare sulla tecnica. Invece alle società, soprattutto alle big, non interessa, al massimo fanno gli individual interni per fare cassa. Ci deve essere una spiegazione per cui la Nazionale è così in difficoltà a trovare piedi buoni. E, permetteteci la provocazione, ci deve essere un motivo per cui tanti giocatori arrivano dall’estero: sarà una moda, costeranno di meno, ma non è che sono più bravi perché lavorano di più sulla tecnica?»

Ultima modifica il Giovedì, 11 Aprile 2024 18:19

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